Dal depliant della mostra personale di Marisa Calisti, Labirinti, Ascoli Piceno, Palazzo dei Capitani, 1998

La ragione è nemica della natura: la natura è grande, la ragione è piccola

.G.Leopardi, Zibaldone di pensieri (14)

Marisa Calisti persevera nel suo attento indagare il mondo naturale che la pittrice ama farci vedere dall'interno, tanto che l'osservatore rimane quasi prigioniero dei cespugli, dei rami più bassi degli alberi secolari che formano una trama grafica suggestiva, nella quale è facile perdersi con l'occhio e con la mente.

Invano tenti di inseguire le linee di un arbusto, il profilo di una foglia, il tratto sottile ed incisivo del pennello ha già tracciato un'altra fronda che interrompe la prima, un'altra foglia che si sovrappone all'altra e così via, in un continuo richiamo vegetale che assume un tono ossessivo ma seducente.

Nonostante certe accensioni cromatiche sembrino portare una nota solare, nei boschi dipinti dall'autrice prevale sempre l'inclinazione a rappresentare una natura panica e rigogliosa, capace di sopraffare l'uomo che, facendo leva sulla propria razionalità, vorrebbe controllarla.

Non si stenta ad immaginare che dietro i tronchi poderosi degli alberi possa comparire all'improvviso un viaggiatore che si sia smarrito, affascinato dal viluppo vegetale ma spaurito dalla sua stessa sorte, rievocando con ciò il Sublime caro ai pittori nord-europei di fine Settecento. L'apporto degli studi storico-artistici compiuti dalla Calisti si coglie proprio in questi richiami "colti" che, senza giungere alla citazione, si esprimono nella rievocazione di atmosfere perdute, sapientemente filtrate alla luce di una sensibilità moderna.

Si manifesta così un indole meditativa e forse incline alla malinconia che trova nell'autoritratto la possibilità di essere meglio indagata attraverso il dialogo interiore con se stessa che l'artista intavola ogni volta che si mette davanti allo specchio per rappresentarsi sulla tela.

Ne va trascurato un riferimento, almeno fugace, alla tecnica adottata dalla Calisti basata su una puntigliosa indagine grafica che precede L'interpretazione cromatica: il colore, pur conservando tutte le sue capacità evocative, è un elemento accessorio che giunge in un secondo momento a definire atmosfere già fissate dal disegno nei loro contorni, nei loro chiaroscuri. Una tecnica che l'artista ha saputo trasformare in uno stile personalissimo e inconfondibile.

Stefano Papetti

2002 Tetti antichi

Olio su tela, cm. 150 X 100

2003 Le grandi querce

Acquerello e china su carta, cm. 25 X 35